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Birra artigianale italiana: solo una moda o è roba seria?

By 21 Ottobre 2023Marzo 17th, 2024No Comments

A bordo del nostro Birrabus tante cose le diamo per scontate ma poi quando ci incontriamo agli eventi ci fate sempre le stesse domande.
Oggi allora vogliamo farvi fare un tuffo nel mondo favoloso della birra artigianale. Ci state? 

Indice

  1. Quali sono stati i primi birrifici artigianali italiani?
  2. Che differenza c’è tra birra artigianale e birra industriale?
  3. Quindi?

Quali sono stati i primi birrifici artigianali italiani?

Intanto dovete sapere che il nostro amato stivale non ha iniziato a fare birra solo con l’onda dei birrifici spuntati come il prezzemolo recentemente. Siamo stati sulla scena molto prima! Ok, ok, so che siamo famosi per il vino 🍷 (e che vino!), ma anche la birra ha fatto breccia nei nostri cuori e sulle nostre tavolate.

Vi ricordate le lezioni di storia? Nel Medioevo, i monasteri erano quelli che facevano il giro con la birra, specialmente in nord Italia, prendendo spunto dai monaci birrai oltralpe. Ok, forse non erano le birre iper specifiche che beviamo ora, ma è da lì che è iniziato tutto questo amore per il malto.

Anche in Italia, come nel resto d’Europa, la varietà degli stili birrari scompare, venendo soppiantata completamente da un unico stile – le lager a bassa fermentazione – e iniziando il periodo nero per noi beer lover. Siamo nella seconda metà dell’800.

Niente contro le lager, eh, sia ben chiaro! Il problema è che tra la scoperta della bassa fermentazione, e l’affinamento delle tecniche di produzione massive, la birra è diventata solo quella cosa là: quella industriale, insapore, senza personalità.

Finché negli anni ’90 ci risvegliamo dal letargo e ricominciamo a fare sul serio con la birra vera! Ispirati dai movimenti birrari di oltreoceano (ma anche quelli inglesi) tra il ’96 e ’97, sono arrivate le rockstar della movimento italiano: il pioniere Birrificio Italiano di Agostino Arioli, Le Baladin di Teo Musso (che nel frattempo ha perso l’articolo), Lambrate dei fratelli Davide e Giampaolo “Il Monarca” Sangiorgi, e ultimo del millennio, il birrificio Manerba su lago di Garda.

Da lì è un attimo. Ispirati da quelle produzioni, negli anni 2000 sono nati tanti grandissimi birrifici che hanno di fatto affermato l’Italia come l’astro nascente della birra artigianale in Europa e nel mondo. Facciamo i nomi anche qui?

Ok. Impossibile non nominare il Birrificio del Ducato a Parma; nel bolognese arrivò Statale Nove (a due passi da dove nasceremo noi); sempre in Emilia si fa notare ancora oggi Bruno col suo Toccalmatto e i ragazzi di Brewfist. E poi Croce di Malto, che da Novara vince il suo primo premio mondiale dopo solo un anno dall’apertura.

Alessio Selvaggio e Federico Casari di Croce di Malto

Non ce ne vogliano gli altri, ma è innegabile che a questi pionieri qualcosa è dovuto da tutti i 2.000 microbirrifici a cui siamo arrivati oggi.
Sì, hai letto bene: negli anni 2000 i microbirrifici sono schizzati alle stelle, arrivando a più di 2.000! Ok, magari non sono tutti ancora in attività, ma ammettiamolo: l’Italia è un colosso della birra artigianale e questa passione è quello che vogliamo condividere con voi ogni singolo giorno. Cheers! 🍻

Che differenza c’è tra birra artigianale e birra industriale?

Quando pensiamo alla birra, spesso ci viene in mente l’immagine di un grande bicchiere schiumoso, magari servito in un pub affollato o in una giornata calda d’estate. Ma cosa differenzia una birra artigianale da una di produzione industriale? Come possiamo riconoscere e apprezzare queste differenze? Ecco una guida semplice ma completa per comprendere meglio le peculiarità della birra artigianale.

Artigianalità: il tocco umano

Sai quelle pubblicità in cui il Signor Moretti (o chi per lui) ti mostra come mette amore e luppolo nella sua birra? Ok, sono carine, ma la realtà è che questa cura maniacale è fuori discussione nei grandi impianti industriali.

La produzione artigianale, invece, può arrivare a metodi automatizzati ma il processo mantiene comunque un carattere umano che parta dalla progettazione della birra (pensavi che nascessero per casualità?) fino alla scelta degli ingredienti ma anche dei tempi di ogni fase. 

Pastorizzazione e microfiltrazione

Senza diventare troppo nerd, in pratica questi processi servono a rendere la birra più “pulita” e duratura. Ma c’è un rovescio della medaglia: spesso queste tecniche tolgono alla birra il suo carattere autentico. Per fare un paragone che chiunque può capire: una birra pastorizzata e microfiltrata sta a una birra artigianale come una pizza surgelata del discount sta a quella appena sfornata in pizzeria.

Fermentazione

Nel mondo industriale, è quasi sempre la stessa canzone: lager-lager-lager, ovvero birra a bassa fermentazione. Nel regno artigianale invece ci si diverte con l’alta fermentazione che coinvolge lieviti diversi, con i quali si possono creare infinite sfumature.

Piano però, non vogliamo dire che tutte le basse fermentazioni siano insapore (provate la Tipopils di Birrificio Italiano oppure la Dragonfly di Malcantone che abbiamo sempre al Birrabus e poi ci dite!) ma sicuramente sono insapore quelle industriali perché questo tipo di fermentazione è più facile da standardizzare.

E a cosa serve un prodotto standardizzato? A piacere a tanti/e, a costare poco, a non scontentare nessuno perchè piatto e insapore.

Ingredienti di qualità

Sapevi che mentre alcune birre industriali possono contenere additivi o conservanti, quelle artigianali sono fatte come la natura comanda? Sì, stiamo parlando di acqua, malto, luppolo e lievito. E anche se questi possono sembrare ingredienti basic, quando sono di qualità fanno tutta la differenza nel gusto.

Tanto per cominciare il sapore tipico del malto è praticamente impossibile sentirlo in una birra industriale, indovina perché? Perché ce n’è poco! Anziché maltare l’orzo, usano in grandi quantità mais e riso, che sono cereali più economici ma che contribuiscono ad appiattire ancora di più il sapore.

Ah, e quel luppolo che tutti millantano? Beh, nelle birre industriali lo usano col contagocce perché è forse l’ingrediente più costoso.

Tra l’altro, ti raccontiamo un trucchetto: il luppolo, nella birra, sviluppa una puzza bestiale. Ecco perché la birra è storicamente conservata in bottiglie scure oppure in lattina. Quindi quelle birre nella bottiglia trasparente che tanto vanno di moda adesso… Ecco, hai già capito. Lì il luppolo non ci è passato neanche di striscio.

Provenienza e stagionalità

Una delle bellezze della birra artigianale è la sua capacità di riflettere il territorio da cui proviene. Molti birrifici artigianali usano ingredienti coltivati o raccolti localmente, rendendo ogni birra un vero e proprio viaggio sensoriale nella regione di origine.

Qualche esempio da provare assolutamente?

Birranova ha recuperato l’antico stile delle gose sostituendo il sale roccioso (sì, ci sono birre salate, e non ci crederai ma sono buone e super dissetanti!) con acqua di mare depurata. Questo birrificio pugliese produce anche la Arsa, con grano arso tipico del foggiano, e la Primatia, una scura fatta con il cotto di fichi.

Il Birrificio di Cagliari produce la Mutta Affumiada con le bacche di mirto affumicate, la Meli Marigosu con il miele di Corbezzolo e la Figu Morisca, una blanche con fico d’india da urlo → d’estate la teniamo spesso nei nostri Birrabus, se non l’hai mai assaggiata devi rimediare subito.

Ma oltre all’ingrediente speciale in Italia i nostri mastri birrai baffuti (segreto: non è vero che i birrai portano tutti i baffi, soprattutto le mastre birraie!) si divertono a coltivare biologicamente il proprio orzo, come fa Il Mastio, e alcune persone appassionate di luppolo hanno dato vita, nove anni fa, alla prima azienda di luppolo autoctono italiano.

Marco Secchi, fondatore e mastro birraio del Birrificio di Cagliari

Quindi?

Quindi se pensavi che la birra artigianale fosse solo l’ultima tendenza hipster, non potresti essere più lontano/a dalla realtà! Dietro ogni bottiglia c’è una storia di passione, dedizione e un amore puro per l’arte birraria. E non è qualcosa di complicato o elitario: è semplicemente la celebrazione dell’autenticità.
In un paese come l’Italia, famoso per la sua eccellenza gastronomica, la birra artigianale è degna di un posto d’onore sulla nostra tavola, esattamente come il vino.

La prossima volta che stai cercando qualcosa da bere, scegli una birra artigianale. E se vuoi scoprirne tante senza dover girare l’Italia… non puoi fare altro che cercare il Birrabus! Ci pensiamo noi a girare l’Italia e portarle da te. Cheers!